giovedì 2 settembre 2010

Shrek e vissero felici e contenti

Cosa sarebbe accaduto se il verde e mostruoso orco piombato con i suoi modi rudi nel regno di Molto Molto Lontano non fosse mai nato e non avesse mai liberato la principessa Fiona dalla torre in cui era imprigionata?
Questo il dilemma che ha ispirato il team Dreamworks per il quarto capitolo della saga di Shrek, arrivato nelle sale italiane il 25 agosto.
Reso possibile dalle smanie di grandezza e dal desiderio di vendetta di Tremotino, nano redattore di contratti magici e truffaldini, e dalla crisi “esistenziale” attraversata da Shrek, questo viaggio in un mondo parallelo catapulta il nostro eroe in un'avventura lontana da pannolini, pappette e pargoli alle prese coi quali lo avevamo lasciato nell’ultimo episodio. Ritornato agli antichi splendori di spaventoso e temuto orco, Sherk si accorgerà ben presto che la riconquista della tanto agognata libertà di scapolo senza responsabilità vale un prezzo troppo alto e nasconde ben altre prospettive da quelle che si era immaginato.
In una realtà in cui nessuno più lo riconosce, nemmeno il suo fedelissimo Ciuchino, dove le streghe la fanno da padrone, cavalcando le loro scope sopra lande desolate, e gli orchi sono costretti a tramare rivolte clandestine guidati da una “braveheart” Fiona che ha abbandonato ogni illusione romantica, Shrek dovrà combattere per riguadagnare la sua vita da padre di famiglia.
Pur rimanendo sicuramente un film d’animazione molto piacevole e divertente, questo appuntamento con l’orco più famoso del grande schermo non raggiunge le vette graffianti e irriverenti dei primi due episodi, perdendo un po’ di quel cinismo e di quella spregiudicatezza che lo avevano caratterizzato e non aggiungendo nulla (se non forse per quanto riguarda la versione 3D, di cui io personalmente non sono un fan) alla maestria tecnica già ampiamente dimostrata nelle precedenti uscite.
Lungi dal non gradire questo “Shrek e vissero felici e contenti”, l’impressione che rimane è, però, quella che l’intera trama resti nel complesso leggermente sottotono, costellata, tuttavia, da momenti in cui l’antico splendore rifulge più che mai: come nella presentazione della nuova versione del Gatto “Senza” Stivali, appesantito dalla vita sedentaria, o nelle performance di un Ciuchino versione Juke bok sempre più esilarante.



VOTO: /5

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