venerdì 28 dicembre 2012

Ralph Spaccatutto

Disney punta sul mondo dei videogiochi per il cartone, uscito il 20 dicembre nelle sale italiane, “Ralph Spaccatutto”. Ralph è un cattivo, ormai da trent'anni, e non ne va più molto fiero. Nemmeno le riunioni alla “Bad-Anon” riescono a fargli trovare la giusta motivazione per proseguire il suo lavoro. Vorrebbe per una volta essere un eroe, guadagnare una medaglia ed essere ammesso nell'olimpo dei ‘buoni’, avere degli amici, essere invitato alle feste e non sentirsi più solo. Sogni impossibili se si è stati programmati per distruggere sempre tutto. Unica possibilità contravvenire alle regole ed evadere dal proprio videogioco per cercare di scrollarsi di dosso il proprio ruolo. Seguendo Ralph nelle sue avventure, veniamo così catapultati prima nelle atmosfere cupe e ad alta definizione di “Heros Duty” e poi nelle lande zuccherose e ipercolorate di “Sugar Rush” dove il nostro protagonista incontrerà Vanellope Von Schweetz, glitch peperino ma tenero che lo aiuterà a fare chiarezza nella sua esistenza.
Se indubbiamente questo film d’animazione strizza l’occhio soprattutto agli appassionati di console e delle più datate, ma pur attuali macchine a gettoni - che potranno apprezzare fino in fondo citazioni e guest star - esso piacerà sicuramente  anche ai non esperti. Numerose, infatti, le trovate originali e i tocchi di stile a partire dall'ideazione e dalla ricreazione di un mondo di pixel brulicante di vita che passa tra i cavi di alimentazione e dietro gli schermi nelle ore di chiusura delle sale giochi. Svago, incontri e dinamiche post-lavoro di migliaia di avatar e comprimari hanno come centro nevralgico un’affollata Game Central Station, snodo ferroviario e narrativo.
Il linguaggio cinematografico si fonde perfettamente con quello dei videogiochi, in un sapiente equilibrio dove a farla da padroni sono la fantasia mescolata alla tecnica e le intuizioni geniali che non dimenticano, però, di volgere uno sguardo alla tradizione. 
L’indubbia capacità della squadra Disney di toccare nell'adulto il tasto del ricordo d’infanzia e di risvegliare il bambino che è in noi, aggiunta alla maestria di inventare sempre storie avvincenti capaci di coinvolgere i più piccoli, decreteranno ancora una volta il successo del film.
Una doverosa e inevitabile attenzione va posta anche sul cortometraggio di animazione “Paperman” che, sulla scia dell’esempio Pixar, precede il cartone e che da solo meriterebbe il costo del biglietto. Poetico, romantico, dal gusto retrò, mescola la grafica 2D di un disegno che richiama un po’ il mondo dei fumetti alle moderne tecniche di animazione e regala alcuni minuti di magica fantasia, ma di cui non voglio svelare troppo per non rovinare il gusto della visione.



VOTO:/5

domenica 2 dicembre 2012

Le 5 leggende


Meraviglia, magia, speranza … questi i pilastri su cui si ergono le favole e i sogni che incantano la vita dei bambini di tutto il mondo. E questi gli indiscussi cardini su cui ruota “Le 5 leggende” il nuovo film d’animazione DreamWorks uscito nelle sale il 29 novembre.
L’Uomo Nero, stufo di nascondersi nell'ombra e sotto i letti, minaccia le notti di milioni di bimbi popolando i loro sonni di incubi e paure e strappando loro la gioia di credere nei loro miti. 
Babbo Natale, la Fatina dei Denti, il Coniglietto di Pasqua e SandMan (l’Uomo dei Sogni) si devono riunire per fronteggiare il pericolo che incombe sul globo e per impedire che le luci della Fantasia si spengano facendoli sparire per sempre. Per riuscirci, però, hanno bisogno dell’aiuto di Jack Frost, destinato dalla Luna a diventare il quinto guardiano. Sulla loro strada un percorso di riscoperta dei ricordi del passato, senza i quali Jack non potrà conquistare il suo posto nell'olimpo delle leggende. Le credenze passate si mescolano con elementi innovativi; le icone della tradizione, riconfermate nel loro status di paladine dell’immaginazione, raccontate non senza ironia e punte di humour; la computer graphic al servizio della ricostruzione di mondi magici e dell’incanto.
Conosciamo così un atletico Coniglietto di Pasqua australiano, che così “etto” non è, in eterna ma costruttiva competizione con un Babbo Natale tatuato, esigente e combattivo; un’agile Fata a capo di un’organizzatissima impresa di efficienti fatine e un muto e potente Uomo dei Sogni capace di dar vita con la sua sabbia dorata a una miriade di avventure oniriche. Non manca una gustosa squadra di comprimari, tra cui è impossibile dimenticare i laboriosi Yeti e i buffi folletti natalizi, che contribuiscono a dare  vitalità e brio alla narrazione.
Come afferma Babbo Natale, il suo centro è riuscire a guardare sempre ogni cosa con stupore, dono tipico dell’infanzia, ma che - per nostra fortuna - non ha abbandonato nemmeno “i grandi” (per età anagrafica e talento) della squadra DreamWorks che riescono con maestria a ricostruire l’immaginario fantastico in cui veniamo piacevolmente immersi per 90 minuti. 




VOTO: 5