giovedì 20 dicembre 2007

Hitman

Da qualche settimana sugli schermi italiani, Hitman - pellicola ispirata all'omonimo videogioco, famoso in tutto il mondo- racconta la storia di un agente (Timothy Oliphant) di una segreta organizzazione internazionale dedita agli assassini su commissione e il cui organico è composto da bimbi e ragazzi orfani e abbandonati educati appositamente per diventare -una volta diventati adulti- perfetti ed infallibili sicari. 47, questo il numero identificativo del protagonista, è uno di loro e si trova coinvolto, durante una missione in Russia, in un complotto ai suoi danni che coinvolge la stessa agenzia a cui appartiene e i più importanti servizi segreti mondiali.
Tra combattimenti con le spade, sparatorie, appostamenti e inseguimenti immancabili per un film di questo genere, il regista Xavier Gens rimane fedele al videogioco nella scelta dell'abbigliamento impeccabile ed elegante (giacca e pantaloni neri, camicia bianca e cravatta rossa) del personaggio principale e nel posizionamento della macchina da presa che -proprio come nel videogame- frequentemente segue a distanza ravvicinata l'agente 47, mettendone in primo piano il cranio rasato tatuato con il suo codice a barre identificativo.
Il film sicuramente apprezzabile da un pubblico amante dei film d'azione, incentrati sulle rocambolesche scene di massacri e omicidi, e dagli appasionati della console non convice fino in fondo chi (come me) è completamente digiuno di videogiochi e non impazzisce per le scene di combattimento fini a se stesse. Nonostante il tentativo di fornire un substrato psicologico "umano" al protagonista con l'inserimento del personaggio di Nika (Olga Kurylenko) -giovane e bellissima prostituta che cerca di scalfire l'imperturbabilità dell'Agente 47- e nonostante l'introduzione di una personalità più posata e riflessiva (un "buono" come lo definisce lo stesso Agente 47) come quella del capo dell'Interpol (Dougray Scott), il film non va al di là di una superficiale caratterizzazione dei personaggi. Poco importano le vere motivazioni politiche e personali, ciò che conta è offrire un pretesto per sparatorie e agguati.
Anche se complessivamente il film non entusiasma (almeno me), non mancano tuttavia elementi di forza e spunti interessanti che avrebbero meritato maggior approfondimento. Tra i primi la scelta di far interpretare l'Agente 47 all'attore Timothy Oliphant che ben incarna il fascinoso, misterioso e impenetrabile assassino e la variazione delle ambientazioni che ci portano da San Pietroburgo, ad Istanbul, attraverso la Nigeria e non solo. Mentre per quanto riguarda il secondo punto merita una nota di rilievo l'inizio del film che, sulle note dell'Ave Maria di Schubert, racconta brevemente (forse troppo) l'addestramento degli agenti-bambini all'interno dell'organizzazione segreta, una maggiore attenzione al quale avrebbe probabilmente potuto evitare il rischio di far risultare Hitman un semplice trasferimento del videogioco sullo schermo.


VOTO: /5

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