lunedì 24 settembre 2007

Dalla scorsa stagione teatrale pavese...le "Troiane"

(Per rimpolpare un po' il mio neonato blog riporto una recensione dello spettacolo "Troiane" rappresentato venerdì 17 marzo 2007 al Teatro Fraschini di Pavia)

La giovane regista Serena Sinigaglia mette in scena il coro delle Troiane: madri, mogli, sorelle, figlie dei Greci sconfitti.
Sulla scena spoglia sono presenti pochi oggetti che di volta in volta vengono ad assumere diverse funzioni: i secchi di latta diventano tinozze d’acqua nelle quali lavarsi, tamburi su cui battere il ritmo dei lamenti e delle lotte o bracieri ai quali attizzare incendi; le valigie, che contengono il carico di dolore delle prigioniere unico loro bagaglio di viaggio verso la terra straniera, ora si trasformano in tende, ora in altare, ora nelle mura della città assediata; le giacche sono coperte, giacigli, fagotti da cullare o scudi di eroi.

Le donne vestite di bianco, uniche eccezioni sono Andromaca vestita di scuro ed Elena di rosso, si contrappongono cromaticamente agli uomini che indossano abiti neri.

Le prime umiliate, offese, violentate e derise dai maschi conquistatori che hanno anche il compito di narrare brani tratti dall’Iliade di Omero e inseriti lungo il racconto della tragedia euripidea, attraverso i quali sono richiamate alcune delle più salienti vicende della guerra di Troia come ad esempio l’uccisione e la sepoltura di Ettore.

In primo piano le figure femminili che aspettano di conoscere il loro destino di schiave e che hanno assistito impotenti ad una guerra inutile che non lascerà né vincitori né vinti, scoppiata per via di una donna, Elena, che in provocante abito da sera riesce a raggirare gli uomini con le armi della seduzione.

Ecuba, memore della passata condizione regale e straziata dal dolore, è costretta ad assistere alla morte delle persone a lei più care: il marito Priamo, i figli Ettore e Polissena, il piccolo nipote Astianatte condannato senza colpa. Impotente di fronte alla profanazione della figlia Cassandra, alla propria schiavitù e a quella della nuora Andromaca si dispera sul suolo natio che dovrà abbandonare.

Cassandra sacerdotessa consacrata ad Apollo, spogliata dalle sue sacre bende per essere destinata al letto di Agamennone, nella sua lucida follia predice disgrazie per i Greci.

Andromaca, già distrutta dalla sofferenza per la morte del marito e per il proprio tremendo futuro al fianco di Neottolemo, subisce anche l’inumana decisione del nemico che vuole uccidere suo figlio Astianatte.

Attraverso i corpi che corrono sul palco, saltano, fanno capriole si contorcono e si rotolano nella polvere e nella cenere che è stesa sul palco, arriva forte il senso di disperazione e dolore che nasce come inevitabile conseguenza dell’attività bellica e che pervade il coro delle Troiane. Contribuiscono ad accentuare questo stato di desolazione anche le voci straziate che raggiungono punti di estrema tristezza e commozione nei canti individuali o corali ai quali si unisce il sottofondo delle musiche dalla classica alla rock.

Da questo spettacolo si alza forte il grido no alla guerra che riecheggia anche nel silenzio del palco lasciato vuoto dagli attori che se ne vanno dalla platea, lasciando dietro di sé le mura incendiate di Troia.

2 commenti:

Alberto Rizzardi ha detto...

Complimenti, ottima veste grafica.
Alby

elilupo ha detto...

E brava la nostra Lucia, che professionalità!
Curioserò volentieri il tuo blog...e poi hai inserito la recensione, seppur "datat" di uno dei miei spettacoli preferiti in assoluto!
buon lavoro, allora!
Eli