L’atto unico presenta il filosofo Diderot (Amerigo Fontani) alle prese con il Signor Rameu (Silvio Orlando), ruffiano professionista e nipote del celebre compositore musicale Jean-Philippe Rameau. L’incontro, che avviene al Café de la Régence, mette a confronto due mondi e due visioni contrastanti: da un lato l’etico e corretto comportamento dello studioso a sostenere l’importanza della morale e dell’altruismo e dall’altro la sfrontatezza e l’arrivismo del Signor Rameu che fa delle sue doti di parassita e adulatore i punti di forza per ottenere riconoscimento sociale e denaro.
Dallo scambio interlocutorio tra i due emerge un ritratto della società tutt’altro che roseo, incarnato da un Silvio Orlando dall’abilissima capacità dialettica che dà vita ad un personaggio consapevole, ma disincantato il quale professa la supremazia dei piaceri materiali e il potere della meschina adulazione.
Con una strizzata d'occhio all'attualità, in un ambiente corruttibile in cui spesso gli onesti hanno la peggio rispetto ai disonesti e paiono essere più infelici, Rameau sostiene l'arte dell'interesse personale e della furberia. Sarcastico e pungente, Rameau sbeffeggia e allo stesso inneggia ai (dis)valori che esso stesso impersona e che permeano la società dell'epoca.
In questo gioco oratorio di mirabile qualità non ci sono vinti o vincitori, ma "solo" tanti spunti di riflessione che spingono lo spettatore ad interrogarsi.
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