domenica 15 marzo 2009

Bello di papà

Un "canoa" di risate arriva al teatro Fraschini di Pavia dal 13 al 15 marzo con la commedia di Vincenzo Salemme "Bello di papà".
Cosa accade se nella vita di un ultraquarantenne, eterno fidanzato, maniaco dell'arredamento e allergico alle responsabilità, piombano uno strambo psichiatra (Giovanni Ribò) e un bambinone un po' cresciuto (Domenico Aria) in cerca di una figura genitoriale maschile di riferimento? Questo è proprio ciò che scopriremo lungo le due ore di spettacolo che vedono nei panni del protagonista, l'affermato dentista Antonio, uno strepitoso e travolgente Vincenzo Salemme. L'uomo, talmente allergico alla paternità che perfino i suoi amici allo scoprirlo PADRE credono si sia fatto prete, viene coinvolto -contro ogni sua volontà e con la complicità della compagna Marina (Yuliya Mayarchuk)- in un bislacco progetto terapeutico che lo costringerà a confrontarsi con le suo più temuto incubo. Ma per il povero dentista le cose si fanno ancora più complesse visto che, oltre alla improvvisa "nascita", dovrà frontaggiare anche le curiosità e le incursioni di una famiglia d'origine che più assortita e variopinta di così non si può: il cognato Attilio (Nicola Acunzio), la sorella (Susy Del Giudice), la madre (Adele Pandolfi). Se poi ci si mettono anche un assistente (Antonio Guerriero) un po' confusionario e una malcapitata paziente (Roberta Formilli), il divertimento è assicurato.
In una scenografia accattivante e funzionale ai cambi di scena, firmata da Alessandro Chiti, tutti i personaggi si inseriscono e si amalgamano in una compagine comica fatta di perfetta sintonia e di precisa scelta dei tempi, di giochi linguistici e battute umoristiche e di gestualità sapientemente sfruttate a sottolineare gli scambi di battute.
In un turbinio incalzante e coinvolgente Vincenzo Salemme, forte della sua napoletanità consapevolmente e non esageratamente impiegata, colpisce il pubblico che viene coinvolto materialmente nella rappresentazione e non può fare a meno di ridere di fronte alle avventure di questo eterno Peter Pan, come ce ne sono tanti.
E come in ogni commedia che si rispetti, che riesca con leggerezza e ironia a tratteggiare un fenomeno di costume senza però dimenticare di fornire un aggancio alla riflessione, alla fine -volente o nolente- il nostro Antonio farà i conti con il suo istinto paterno che, per quanto nascosto e rimosso, non potrà soffocare....perchè forse le responsabilità, una volta affrontate, non sono poi così male.



VOTO:/5

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